A proposito di Chiusi

Situata nell’estremo sud della provincia di Siena, al confine con l’Umbria e prossima a quello con il Lazio, Chiusi è la meta perfetta per tutti coloro che desiderano immergersi nella storia, ma anche riscoprire e gustare i piaceri di una terra semplice e generosa, ricca di sapori, aneddoti e tradizioni. Le prime testimonianze di un insediamento a Chiusi risalgono alla fine del II millennio a.C., quando sulle sue colline sorgono i primi villaggi di agricoltori e pastori. Grazie al suolo alluvionale molto fertile e alle vie di comunicazione naturali, sia di terra che fluviali, Chiusi-Clevsin diventa una delle più importanti città dell’Etruria. Il vertice della sua potenza si colloca alla fine del VI secolo a.C. quando, sotto la guida del re Porsenna, assedia e controlla per un breve periodo Roma. Nell’89 a.C., con l’estensione ai suoi abitanti della cittadinanza romana, Chiusi entra pienamente nell’orbita politica di Roma. La sua prosperità continua anche in Età Imperiale, durante la quale Chiusi-Clusium resta un rilevante punto di transito sulla via consolare Cassia e sul fiume Clanis, allora navigabile fino al Tevere. Dal III secolo d.C. la città diventa un importante centro di diffusione del cristianesimo, come testimoniano le catacombe di Santa Mustiola e Santa Caterina e la Cattedrale di S. Secondiano. Nei secoli successivi Chiusi è anche sede di un ducato longobardo, dopo di che comincia un lungo periodo di decadenza. Il momento più critico della sua storia coincide con l’impaludamento della Chiana e solo nel XIX secolo la completa bonifica della valle le restituisce importanza.

Museo Nazionale Etrusco
Istituito nel 1871 e ospitato dal 1901 in un edificio di stile neoclassico, il museo conserva numerosi reperti di raro pregio, distribuiti sui due piani dell’edificio ed esposti secondo criteri tematici e cronologici. L’odierno allestimento, che risale al 2003, coniuga la cura dell’aspetto scientifico con moderni strumenti didattici e divulgativi, e rende il museo uno dei più importanti e prestigiosi per lo studio e la conoscenza della civiltà etrusca attraverso tutto l’arco del suo sviluppo. La massima attenzione è stata riservata al restauro dei materiali esposti, provenienti sia da collezioni formatesi nei secoli XVIII e XIX che da scavi sistematici. I caratteri tipici della civiltà etrusca e del territorio chiusino sono rappresentati da pregevoli canopi in trono, bronzi laminati, buccheri decorati a cilindretto e a stampo, statue e rilievi in pietra fetida, sarcofagi e urne in alabastro e terracotta; non mancano peraltro lussuosi prodotti d’importazione fra cui molti vasi greci dipinti della migliore produzione attica. Fra la statuaria di età romana spicca un ritratto di Augusto, che è considerato una delle più raffinate rappresentazioni dell’imperatore a noi pervenute. Degni di nota sono i ricchi corredi di tombe longobarde, che nel museo completano la ricostruzione della storia antica della città.

Tomba della Pellegrina
Fu scoperta nel 1928 durante lavori stradali e rappresenta un esempio particolarmente significativo di sepoltura familiare di Età Ellenistica (fine IV – II secolo a.C.). Semplicemente scavata nell’arenaria, presenta un lungo corridoio nel quale si aprono quattro nicchie e tre camere di differenti dimensioni. All’interno conserva ancora gran parte delle urne e dei sarcofagi delle originarie diciassette sepolture. Nella grande camera di fondo, i coperchi dei sarcofagi, sollevati o rimossi, testimoniano una violazione avvenuta forse già in epoca antica.

Tomba della Scimmia
Databile all’inizio V secolo a.C. e scoperta nel 1846 da Alessandro François, è la tomba più conosciuta delle necropoli chiusine. Il vestibolo e le tre camere presentano bei soffitti a cassettoni e letti funebri scolpiti nell’arenaria. Nelle pitture che decorano le pareti del vestibolo sono rappresentati giochi funebri con corsa di bighe, esibizioni di acrobati, pugilatori, lottatori, attori, danzatori e suonatori di flauto, a cui assiste la defunta riparata dal suo ombrellino. Legata a un cespuglio si vede la scimmia da cui deriva il nome della tomba. La decorazione mantiene la sua freschezza soprattutto nel soffitto della camera di fondo, dove foglie verdi d’edera e sirene alate incorniciano una rosetta rossa nel cassettone centrale. Accanto a questa tomba se ne apre un’altra di tipologia molto simile e della stessa epoca, la Tomba del Leone; anch’essa in origine presentava ricche decorazioni dipinte, che però oggi sono purtroppo in gran
parte svanite per l’effetto del tempo.

Museo della Cattedrale
L’odierna esposizione è suddivisa in quattro sezioni che raccolgono materiali di grande valore, di epoca paleocristiana, medievale e moderna (fino al XIX secolo). Tra numerosi elementi lapidei, argenti, ori, paramenti sacri e tele a olio, si
distinguono due cofanetti portareliquie, in legno e avorio, realizzati dalla Bottega degli Embriachi, abilissima in piccoli lavori a intarsio e intaglio. La fama del museo è legata soprattutto alla splendida collezione di Codici Miniati Benedettini, della seconda metà del XV secolo, provenienti dall’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore. I frati olivetani ne
curarono la scrittura e la miniatura di penna, mentre la miniatura di pennello fu eseguita da artisti famosi come Sano di Pietro, Francesco di Giorgio Martini e Liberale da Verona.

Cattedrale di San Secondiano
Fatta costruire dal vescovo Florentinus alla metà del VI secolo è una delle chiese più antiche della Toscana. Rimaneggiata a più riprese nel corso dei secoli, conserva tutt’oggi l’originaria architettura di basilica paleocristiana. Di particolare interesse sono le diciotto colonne romane, tutte diverse fra loro, con capitelli di ordine ionico e corinzio. La navata centrale e l’abside furono dipinte a imitazione del mosaico alla fine del XIX secolo dal pittore senese Arturo Viligiardi, che s’ispirò ai modelli ravennati e a quelli di Santa Maria Maggiore in Roma. Degni di nota l’imponente fonte battesimale con la statua di San Giovanni Battista attribuita ad Andrea Sansovino, le lunghe iscrizioni longobarde murate ai lati della porta centrale e, nella Cappella del Santissimo Sacramento, la Natività di Bernardino Fungai. Nel presbiterio è stato ricollocato l’antico pavimento a mosaico della basilica più antica. La Cattedrale ospita il corpo di Santa Mustiola, vergine e martire, patrona di Chiusi e della Diocesi (festa patronale il 3 luglio).

Catacomba di Santa Mustiola
La catacomba deve il suo nome alla patrona della Città e della Diocesi, che secondo la tradizione vi fu sepolta verso la metà del III secolo d.C. Il cimitero si sviluppa per oltre duecento metri all’interno di gallerie, dove la maggior parte delle sepolture trova posto in nicchie di forma arcuata (arcosolii), ciascuna con due o tre deposizioni chiuse da tegole e coppi. L’ingresso principale conduce a una basilichetta che conserva ancora oggi il fascino delle prime celebrazioni cristiane. Tra le iscrizioni più significative ricordiamo quelle di Lucius Petronius Dexter, vescovo morto nell’anno 322, di Sentius Respectus esorcista e del bambino Aurelius Melitius.

Catacomba di Santa Caterina
Il cimitero prende il nome da una cappella dedicata a Santa Caterina delle Ruote, che era situata nella collina soprastante. L’attuale struttura della catacomba si è formata a partire da due complessi ipogei ben distinti, facenti parte di una più vasta area funeraria, che accoglievano sia sepolture cristiane che pagane. All’ingresso si può ammirare una bella urna in travertino ornata da fasci littori e da un personaggio togato. Due colonne con capitelli corinzi incorniciano un altare, dietro al quale si aprono le gallerie.

Labirinto di Porsenna
Si tratta di un percorso sotterraneo di circa centotrenta metri costituito da cunicoli facenti parte di un complesso sistema idraulico etrusco, che si articola sotto tutta la città. La tradizione popolare ha per lungo tempo identificato queste gallerie con “l’inestricabile labirinto” che si trovava nel basamento del grandioso mausoleo di Porsenna, descritto da Plinio il Vecchio in un passo della sua Naturalis Historia. Una leggenda, forse medievale, narra che il sarcofago di quel grande re etrusco era custodito in un cocchio d’oro trainato da dodici cavalli tutti d’oro, vegliato da una chioccia e da cinquemila pulcini … d’oro anch’essi. Dai cunicoli si raggiunge una monumentale cisterna “etrusco-romana”, a pianta circolare, con pilastro centrale e doppia volta a botte, realizzata con grandi blocchi di travertino murati a secco (II-I secolo a.C.). La visita del Labirinto di Porsenna termina nella torre campanaria, dalla cui sommità
si ammira uno splendido panorama.

Museo Civico – La Città Sotterranea
Il percorso espositivo inizia dalla sezione “Il Labirinto”, nella quale è presentato, sotto tutti i suoi aspetti, il complesso sistema sotterraneo di Chiusi: dalla storia, alla ricerca archeologica, alla geologia, al mito di Porsenna. La visita prosegue nella sezione “Epigrafica”, interamente allestita in cunicoli sotterranei. Oltre centoquaranta metri di gallerie ipogee che ospitano l’unica esposizione in Italia interamente dedicata all’epigrafia funeraria etrusca: circa trecento urne e duecento tegole tombali iscritte, che costituiscono un patrimonio eccezionale. Chiusi è, infatti, la città che ha restituito il maggior numero d’iscrizioni pertinenti al periodo compreso fra il III e il I sec. a.C., in una quantità superiore addirittura a quelle rinvenute a Roma e ad Atene. L’itinerario termina con la visita al famoso “laghetto” sotterraneo, dove, come sostiene lo speleologo che lo scoprì “il tempo scandito dallo stillicidio sembra essersi fermato, mentre al di sopra prosegue la vita convulsa di ogni giorno.” Il lago di Chiusi e il Sentiero della Bonifica Il lago si trova a circa 4 km dal centro storico, nella parte più meridionale della Valdichiana senese. Insieme al lago di Montepulciano, a cui è ancora collegato tramite un canale, esso rappresenta quello che resta dell’antica palude che un tempo occupava tutta la valle. Luogo di leggende e tradizioni, il lago ha costantemente rivestito un ruolo primario nella storia della Città di Chiusi, che da sempre ne ha rivendicato il possesso sulla vicina Umbria: le due torri “Beccati Questo” e “Beccati Quello”, che sorgono sul punto più stretto della valle, testimoniano ancora le antiche rivalità tra umbri e toscani e tutt’oggi segnano il confine tra le due regioni. Il lago occupa un posto di spicco nel settore ambientale, sia per i numerosi pesci che popolano le sue acque, che per la varietà delle piante lacustri, ma soprattutto per la presenza di molti uccelli, migratori e stanziali, anche di specie rare e protette: un vero paradiso per gli amanti della natura e del birdwatching!
Attualmente il Lago costituisce uno dei punti di passaggio più interessanti lungo il Sentiero della Bonifica, un percorso ciclopedonale di circa 62 km, che unisce Chiusi ad Arezzo. Il sentiero, privo di dislivello, si sviluppa lungo il corso del fiume Chiana e permette di attraversare un territorio straordinario, dove storia, natura e tradizioni si fondono in un connubio perfetto.

By: Barbara Ramini
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